Su un troppo
breve soggiorno a Olomouc
Sandro Parmiggiani*
Breve, troppo breve è
stato, nel marzo scorso, il mio soggiorno a Olomouc, per potere dire di
conoscere una città che subito mi è parsa così bella,
ancora avvolta, e in un qualche modo protetta, dall'aura dell'antico. Eppure,
tuttora intensi sono i ricordi di quelle poche ore trascorse a Olomouc. Vi ero
giunto quando già era calato il buio, al termine del lungo viaggio in
auto dall'Italia, recando con me i cataloghi della mostra organizzata da
Palazzo Magnani, Provincia non-provincia,
artisti reggiani a Olomouc, che si sarebbe inaugurata il pomeriggio del
giorno dopo. Prima di andare a dormire, c'era stato solo il tempo di un
incontro, informale ma caldo e fraterno, all'Associazione degli Artisti che
ospitava, nella propria sede, l'esposizione. Fu, l'indomani, il giorno
frenetico dell'allestimento e dell'apertura ufficiale; finiti i discorsi
inaugurali, nei brevi colloqui con alcuni dei tanti visitatori, presto mi
accorsi del modo partecipe, attento e colto con cui le persone che erano
lì guardavano queste opere che venivano da lontano, realizzate da
alcuni, a loro "sconosciuti", artisti della nostra provincia. Restava
solo la mattina del giorno dopo, prima della partenza inesorabilmente fissata:
la visita e l'incontro con la Direzione del Museo di Olomouc, con la scoperta
emozionante di un luogo magico in cui ovunque si respirano amore e passione per
le opere d'arte e per la memoria, e uno sguardo non tradizionale sull'arte - la
mostra dei manifesti cinematografici degli artisti cechi, e l'attenzione,
insolita di questi tempi, riservata all'incisione e al disegno nella sala
all'ultimo piano. Tutto qui, il mio giorno e mezzo a Olomouc, con la maggior
parte del tempo passata nel chiuso delle stanze e poco più di un'ora
trascorsa a camminare per le strade e a desiderare di essere un flaneur, che potesse fermarsi nella
piazza centrale, girando attorno alla splendida fontana di Ivan Theimer, che si
inserisce tanto perfettamente nell'ambiente da dare l'idea di essere stata
creata nella stessa epoca dei palazzi che la circondano - le tensioni
fantastiche di quest'opera sono, nello stesso tempo, moderne e saldamente
radicate nell'antico -: poco, troppo poco per una città che mi è
rimasta nel cuore.
Ora, non conosco la mostra che gli amici di Olomouc hanno
preparato e che sarà ospitata a Palazzo Magnani nel mese di settembre,
in una sorta di scambio, di ideale passaggio di testimone: da Reggio a Olomouc,
da Olomouc a Reggio. Eppure, immagino che si tratterà di un panorama
interessante, e mi chiedo, in attesa di vedere l'esposizione, che cosa ha
potuto nascere e fermentare nella capitale morava, con la sua storia, con i
suoi antichi bagliori, con i ricordi di un tempo in cui questa terra di mezzo
era il centro pulsante dell'Europa, ma anche con le chiusure e le diffidenze, e
la lunga solitudine che sarebbero calate dopo. Giacché ciò che un
artista realizza ha sempre, al di là della sua volontà, qualcosa
a che fare con la sua biografia, con le persone incontrate, con i luoghi
frequentati, con la cultura, gli odori, i sapori, le luci della terra in cui
è cresciuto o in cui lavora. Insomma, nel cuore di un'opera vanno
misteriosamente a depositarsi anche accensioni e cadute di speranze e di
illusioni, scontenti e malattie dell'anima - il confronto con le opere nate in
un'altra terra sempre ci arricchisce non solo di nuove, o diverse, soluzioni
formali e compositive, ma ci fa intuire e ci trasmette, in un qualche modo,
sguardi che altrimenti ci sarebbero stati ignoti, ci contamina di
"germi" a noi sconosciuti, che magari si insinueranno dentro di noi e
più non saranno debellati. Recheranno dentro di sé dei segreti, le opere
che da Olomouc arrivano a Reggio Emilia, e occorrerà dunque cercare
almeno di penetrarne qualcuno: per quanto mi riguarda, già so che,
dentro il loro prisma, riuscirò forse a intravedere qualche oscuro
bagliore che riaccenderà il desiderio, e il sogno, di fare ritorno a
Olomouc.
* curatore delle attività
espositive di Palazzo Magnani,
Provincia di Reggio Emilia